La comunicazione ci circonda. TV, radio, blog, giornali e riviste. I canali di comunicazione del 2019 sono molti, ed ognuno di essi offre i contenuti più disparati.
Non tutti i contenuti sono uguali, però. Ognuno di essi ha le sue modalità di fruizione ed assimilazione.
Mi spiego. Non possiamo guardare un video se i nostri occhi non sono direttamente puntati contro lo schermo e non possiamo leggere un articolo di un blog se non siamo concentrati e pronti ad affrontare la lettura.
Da questa tanto palese quanto scontata caratteristica della fruizione dei contenuti presenti sul web nel 2019, assistiamo alla diffusione di numerose forme di contenuti audio come i podcast e gli audio-blog.
Qual è la loro forza? Perché puntare su un “audio articolo” piuttosto che su un video?
La ragione è strettamente connessa all’attenzione. Ascoltare ci permette di compiere due azioni contemporaneamente. Avere la mente impegnata in un’attività e il corpo di un’azione totalmente differente. Chi porta a spasso il cane due o tre volte al giorno, chi fa sport all’aperto ed è stufo di ascoltare sempre la stessa musica e chi è costretto a trascorrere 30, 40 o 50 minuti in auto ogni giorno, potrà ascoltare il tuo contenuto anche se non sarà in grado di leggerlo o guardarlo.
Puntare sugli audio significa, potenzialmente, allargare il tuo pubblico. Entrare in contatto con tutti quei seguaci che per mancanza di tempo aprono solo uno o due articoli del tuo blog e non riescono ad apprezzare i tuoi contenuti.
Podcast e audioblog, quali sono le differenze?
Ma, allora, perché parliamo di podcast e di audio-blog? Il concetto alla base dovrebbe essere più o meno lo stesso. Una persona competente affronta una tematica in un contenuto audio che posso ascoltare in qualsiasi momento della mia giornata.
I podcast spostano sul web delle metodologie tecniche proprie di uno dei
mezzi di comunicazione tradizionale più versatili mai esistiti: la radio.
Avete mai sentito parlare della crisi della radio? Dei giornali, sì. La carta stampata, La televisione, persino internet, ogni tanto, entra in crisi.
Ma la radio, lei no. Lei sopravvive cambiando piattaforme, speaker, musica, ma mantenendo alto il suo potere di coinvolgere le masse e fornire quella giusta dose di infotainment durante la giornata.
E così, i podcast, sembrano essere vere e proprie trasmissioni con cadenza programmata, con tanto di ospiti e interviste, una forma nuova e un po’ home-made di radio che sposta la sua programmazione su piattaforme dedicate come Spotify.
Gli audio-blog, sono un’altra cosa. Si distinguono dai podcast per una grande ed evidente differenza: la durata.
I podcast spesso corredati da un’intervista della durata di un’ora di Marketing Ignorante, sono decisamente diversi dagli articoli di 5-8 minuti di Grammar Girl o di BalenaLab. (per portare un esempio made in Italy).
Non solo, la regolarità della pubblicazione, i contenuti brevi ma in grado di rimandare ad approfondimenti quali libri, siti, riviste e tutte quelle caratteristiche proprie degli articoli “da blog” si ripropongono senza esclusione, tanto da spingere blog rinomati e seguiti a “registrare” versioni vocali dei loro articoli, così da offrire ai loro utenti una versione più semplice da leggere e ascoltare (basta guardare ad uno degli ultimi articoli di Pennamontata)
E la parola scritta? Riuscirà a sopravvivere a questo fenomeno?
Cosa succede, a questo punto, alla parola scritta? Perderemo il piacere di pigiare tasti sulla tastiera fino a formare parole e pensieri come sto facendo in questo momento?
Io credo di no.
Gli audio blog hanno alla base articoli scritti. Ogni registrazione ha bisogno di un canovaccio, di un’idea, di uno script che ci permetta di avere di capire e sapere cosa dire pensando attentamente a chi lo stiamo dicendo. Questo step è e rimane fondamentale per chi scrive contenuti o per chi si occupa in tutte le sue forme di content marketing.
In Italia, il fenomeno degli audio-blog si sta pian piano diffondendo, controlleremo con attenzione le sue evoluzioni.
Un abbraccio e al prossimo articolo.
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